rassegna stampa

Mattino di Padova 16/04/2012

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questione di metodo?

Come anticipato dai precedenti aggiornamenti su facebook, ieri sera 7/3/2012 un gruppo di attivisti dei centri sociali padovani, ha occupato per una notte il cinema Altino di Padova, per protestare contro il progetto dell’auditorium di Kada. Oggi gli organizzatori dell’occupazione consegneranno simbolicamente le chiavi del cinema al Comune di Padova per chiedere che lo spazio, chiuso dal 2006, venga riaperto alla cittadinanza, come luogo di cultura e spettacolo. Da tempo, ormai più di un anno, su questo blog, sulla pagina di facebook e su twitter, raccogliamo il sostegno e le testimonianze di chi è contrario alla cementificazione della città e allo sperpero di fondi pubblici: l’area dell’ex Boschetti, dove dovrebbe sorgere il fantomatico auditorium di Kada, doveva essere destinata a verde pubblico, diventando così il naturale prolungamento dei giardini dell’Arena; in un momento di crisi, come l’attuale, in cui le famiglie non arrivano a fine mese, la spesa preventivata per la costruzione dell’auditorium, più di 50 milioni di euro solo per la struttura, sembra uno schiaffo a quella parte di cittadinanza che chiede all’amministrazione di investire nei servizi e nella sicurezza.
La proprietà dell’Altino, si è dichiarata più volte disponibile a cedere l’edificio, che essendo vincolato dalla Soprintendenza sia all’esterno che all’interno, non ha un valore commerciale (come altri cinema venduti a peso d’oro e sventrati in passato per farne negozi, banche…). La risonanza che ha avuto l’occupazione di ieri sui media locali, porta ad una domanda dalla risposta scontata: sono solo questi i metodi con cui a Padova si può aprire un dialogo con i media, le Istituzioni, la cittadinanza? Alle 700 persone che da più di un anno, completamente inascoltate, chiedono al Comune un impegno concreto per salvare il cinema Altino, lasciamo l’ardua sentenza.

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marzo 8, 2012 · 9:09 am

Altino, un cinema come auditorium

Continua la battaglia per salvare il cinema Altino: sono sempre più numerose le personalità che stanno prendendo la parola a favore del recupero delle sale cinematografiche abbandonate nel centro storico di Padova. Per recuperarle e creare un vero e proprio auditorium diffuso, in risposta al maxi progetto da 50 milioni di euro che l’amministrazione comunale sta imponendo alla città. Il nuovo auditorium dovrebbe sorgere a pochi metri dall’Altino, in una triangolazione geografica immaginaria, che vede all’altro vertice la Cappella degli Scrovegni, capolavoro di Giotto, che sorge su un terreno a rischio idrogeologico… per salvare Giotto si stanno muovendo in tanti, con appelli sulla stampa internazionale, il movimento che fa capo al sito savegiotto.com ha pure lanciato una raccolta di firme sul web, vi invitiamo quindi a dare il vostro sostegno all’iniziativa, basta un click.
Non si arrestano quindi le polemiche riguardo i costi, i tempi e la mancanza di un progetto solido per la gestione del nuovo auditorim già battezzato “Auditorium KADAstrofe“, dal nome dell’archistar, Kada, responsabile del progetto.

Intanto si registra un cambio importante di mentalità che vede sempre più cittadini, interessati al destino della propria città, aprire gruppi di discussione e confronto sul web, come il gruppo facebook KADAstrofe… Sarà la crisi, sarà un crescente dissenso nei confronti della politica, ma sempre più persone vogliono dire la loro su quali siano le priorità per Padova.

Come sempre siamo presenti su facebook e twitter, per raccogliere i vostri contributi.

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Cinema Altino

Fra la fine del 2007 e il marzo del 2008 si è vista in città una mostra dedicata all’architetto padovano Quirino De Giorgio, allestita tra il museo civico e le si cinema Altino. Nell’introduzione del catalogo, a firma del sindaco Zanonato e dell’allora assessore alla cultura Monica Balbinot, si dice tra l’altro che l’Altino è stato riaperto per l’occasione per il quale è da sperare possa ritrovarsi un nuovo ruolo sociale… Passa qualche anno e nessun impegno in tal senso è stato assunto dalla amministrazioni.
Per il momento, anche grazie alle difficoltà di affitto o vendita, dovute per fortuna, ai numerosi vincoli imposti dalla soprintendenza, ci viene risparmiato uno squalificante cambio d’uso e l’addio ad un monumento della storia di Padova del dopoguerra. Ma fino a quando?

Ancora oggi, ricordo il mio ingresso nei primi anni cinquanta, qualche giorno dopo l’inaugurazione. Era il primo pomeriggio, avevo in borsa pane, formaggini e aranciata. Allora si necessitava così, in quanto il film veniva visto almeno due volte, e alla domenica cominciano ad apparire le prime sigarette americane. Se ricordo bene, la prima proiezione è stata: Da qui all’eternità. Un grandioso melodramma in bianco e nero con parte dell’antitrust, Montgomery Clift, Frank Sinatra, Deborah Kerr. Il momento era magico, si andava al cinema per il cinema, non per il film. Purtroppo queste stagioni hanno vita corta, la linea d’ombra è accanto. Niente impegno sociale, niente intellettualismi, niente cinefilia, puro cinema e basta. L’esatto contrario di ciò che, bene o male, faremo in seguito. Dopo decenni di cinema, ci portiamo appresso un pesante bagaglio di sensibilità, di conoscenze, di storia, di storie, di ideologie, di prese di coscienza. È svanita quella fantasiosa libertà di visione, quella purezza dello sguardo. Intanto, l’annesso Mignon proiettava film raffinati ed impegnativi. Devo parte della mia formazione a questa piccola sala, che mi pare potrebbe anche oggi sostenersi visto che in centro città tolto il prezioso Pio X non abbiamo più cinema.

L’ architetto futurista Quirino De Giorgio ha avuto una particolare notorietà durante il periodo fascista. Restano in città e in provincia sue opere, per lo più in stile razionalista. Nel dopoguerra progetta alcune sale cinematografiche, sono per esempio, il Quirinetta, che in seguito subisce un cambio d’uso. Comunque, rispetto ad altre opere nel caso dell’Altino, salta subito all’occhio una particolare cura della progettazione della stesura. Non è certo casuale l’invito a collaborare al ceramista Paolo de Poli e ad Amleto Sartori per il graffito. Me esce un’opera esteticamente preziosa, ed è anche per questo che deve essere percepita come uno dei monumenti della città, il cui riutilizzo deve produrre cultura nelle sue forme più consone. Alcune personalità, in particolare Guglielmo Monti, hanno da tempo consigliato che questa struttura rimanga patrimonio di Padova e torni ad un uso affine all’originario.

Sere fa, l’attuale assessore alla cultura Colasio, intervenendo ad un concerto in commemorazione di un altro autore padovano, prematuramente scomparso il compositore De Pirro, indicava per la città di Padova, il bisogno di accreditassi come centro culturale di riferimento.
Signor assessore, quale occasione migliore!
Lasciamo perdere inutili “grandeur” per un auditorium che la cultura musicale cittadina non è certo in grado di sostenere, ed elaboriamo invece progetto Altino.
Spero che l’amministrazione non lasci svanire questa opportunità nascondendosi dietro al più ossessivo dei suoi problemi: i schei

R.W.

tratto da http://www.macinino.com/vanishing/cinema-altino/

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Auditorium? Meglio l’Altino!

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Reflux

A Padova, un’installazione per riaccendere il cinema Altino. L’artista è Alex Bellan, la questione è quella, annosa, della chiusura delle piccole sale cinematografiche. Pure di pregio, come questa.

Alex Bellan. Reflux
27 maggio 2011
Cinema Altino, Padova

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a Padova 27 sale cinematografiche censite nel 1980

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Storie di Cinemi

La memoria della città di Padova attraverso la storia dei suoi cinematografi.

mercoledì 4 maggio alle ore 21
a “La mela di Newton” in via della Paglia,2 (Padova)

proietteremo gratuitamente il documentario di Riccardo Rismeni “Storie di Cinemi”. Un’occasione per conoscere la storia della città attraverso i luoghi del cinema: fino a quindici/vent’anni fa, in centro storico c’erano una quindicina di sale cinematografiche, ora scomparse, trasformate o abbandonate.
Il documentario ricostruisce questa storia attraverso preziose testimonianze: Piero Tortolina, Carlo Mazzacurati, Gian Piero Brunetta e molte personalità padovane legate al mondo del cinema.

per chi vuole approfondire le tematiche del documentario: http://padovacultura.padovanet.it/rubriche/archivio/000691.html

per chi non sa cos’è/dov’è La mela di Newton: www.facebook.com/lameladinewton

per chi vuole ancora più info: salviamoilcinemaaltino@gmail.com

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“Mantenere il significato profondo dell’opera vuol dire, prima che rispettare la stessa, rispettare la collettività a cui è diretta, che la deve fruire nella sua totalità, nella sua pienezza di valori materiali”

Quirino De Giorgio architetto, ha progettato gli edifici dei cinema Altino, Mignon e Quirinetta

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vitalità e sicurezza in centro storico

“In altri Paesi e in altre città molto si è fatto per salvaguardare questi “cinema di città”, che rappresentano luoghi di proposta culturale, ma soprattutto poli di aggregazione sociale. Dove le sale chiudono, il centro di sera si svuota, diventa meno vitale, meno sicuro.”

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